Forte Michelangelo
Dopo i saccheggi, gli incendi e le stragi subiti dalla città verso la fine del 1400, perdurando la continua minaccia dei pirati che infestavano il mare delle coste civitavecchiesi, Giulio II della Rovere, salito al soglio pontificio nell’anno 1503, rendendosi particolarmente conto della necessità di mettere in stato di efficiente difesa il porto di Civitavecchia, decise di munire la città di una fortezza che, oltre a difendere il porto, chiave di ogni comunicazione con Roma, assicurasse una tranquilla esistenza ai cittadini che, per sfuggire alle invasioni nemiche, erano stati costretti a trovare rifugio sui monti vicini.
I lavori furono diretti dal Bramante che, morto l’11 Marzo 1514, non ebbe la soddisfazione di veder compiuta l’opera.
I lavori continuarono sotto la direzione dei due allievi Giuliano Leno ed Antonio da Sangallo.
La fortezza fu compiuta nel 1535 sotto il pontificato di un altro grande Papa, Paolo III da Farnese, grande mecenate delle arti.
Rimaneva però da ultimare la parte superiore del Maschio e l’incarico fu affidato al sommo Michelangelo.
Il Forte Michelangelo è tra i più vasti che in quella epoca siano mai stati costruiti.
Il Forte ha la forma di un quadrilatero, con ai vertici quattro torrioni ed il Maschio di forma ottagonale, le muraglie sono rivestite di travertino e tutto intorno correva il fossato, oggi scomparso e la cui colmatura cela sotto terra tutto lo zoccolo al di sopra del quale la scarpata leggermente si inclina.
In alto la muraglia ritorna a piombo, circondata presso la sommità da un vago cornicione sorretto da mensole di fattura classica.
Le muraglie sono coronate da parapetti, aventi aperture più o meno ampie a seconda dell’uso: per gli archibugi o per i cannoni.
Il Forte poteva essere completamente isolato dal resto della fortezza onde potervi concentrare l’estrema difesa.
L’antico ingresso si apriva tra il Maschio e la torre dal lato di ponente, si vede ancora la carrucola di bronzo che serviva per abbassare ed alzare il ponte, sugli stipiti è scolpito l’ordine: “LASCIATE L’ARME“.
I quattro baluardi sono così chiamati: San Colombano, Santa Ferma, San Sebastiano, San Giovanni.
Nel torrione di San Sebastiano è ricavato anche un corridoio sotterraneo, come uscita segreta della fortezza verso terra.
Si suppone che sbucasse all’interno delle mura di cinta della città.
Nel torrione di Santa Ferma, una volta a diretto contatto con il mare, è sistemata fin dall’origine una piccola cappella in onore della Santa, Patrona della città.
La fortezza si estende per intero sopra un vasto edificio romano di età imperiale, forse caserma dei classiari distaccati qui per i bisogni della flotta e del porto Traiano.
L’edificio, in parte esplorato, rivelò un vasto ambiente conservante quasi per intero un bel pavimento a mosaico di stile geometrico.
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